27 settembre 1923

Miei mureed, questo non è l’ultimo discorso della stagione, no, è sempre il primo discorso che sentite

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È il primo discorso anche se prima abbiamo già sentito migliaia di discorsi, è ancora il primo e molti altri verranno offerti dopo. Ma ora che presto partiremo e che questa Scuola Estiva volge al termine, vorrei dire alcune parole che saranno di grande utilità per aiutare la Causa. La vita è un’opportunità e sapere questo di per sé significa sfruttare maggiormente questa opportunità. Tutto in questa vita ha la sua gioia, il suo dolore o piacere, perché vivere è un privilegio. Noi che ci siamo riuniti qui per discutere idee spirituali, per meditare insieme e per offrire le nostre preghiere a Dio, senza dubbio abbiamo avuto un grande privilegio. Più profondamente ci si pensa, tanto più grande sembrerà. Nella storia dei profeti del passato leggiamo che avevano dei fedeli, dei seguaci, chi più chi meno. La parola seguace, per quanto abusata, ha un significato molto profondo, più profondo della parola discepolo. Se solo si sa cosa si intende veramente per seguace. Seguire è seguire, che si sia condotti alla vita o alla morte; è seguire, e quindi potete capire che le migliaia e milioni di seguaci dei profeti non erano seguaci dei profeti, erano seguaci di seguaci; quindi, c’è una grande differenza tra queste due cose. È facile essere un seguace dei seguaci, perché è quello che fanno le pecore, è quello che fanno gli uccelli. Ovunque due o tre vadano, cinquanta o cento li seguiranno, ma la vera sequela è l’imitazione del profeta. E che cos’è? È più grande dello studio e anche più grande della meditazione. Tra mille discepoli forse ce ne saranno novecento per lo studio, cento per la meditazione, ma difficilmente uno seguirà. Non c’è bisogno di dire ciò che si deve seguire nel proprio Maestro, deve venire naturalmente dal cuore del discepolo. Cosa c’è nel proprio Maestro che potrebbe essere seguito? Non c’è speranza quando si dice: “Il Maestro è un Maestro e io sono quello che sono”. Non serve a niente pensare così. La relazione esistente tra il vero Murshid e il mureed è il desiderio di fare tutto il possibile per seguire il Murshid e questa è la cosa più difficile, più difficile dello studio e persino più difficile della meditazione, ed è in connessione con questo discepolo che si dice che per lui un momento di presenza del Murshid equivalga a un mese di meditazione e a un anno di studio. (27 settembre 1923)