Siamo propensi a considerare questa intera creazione come un meccanismo, tale la considera l’uomo odierno. E non ci fermiamo a pensare: “Come può esistere un meccanismo senza un ingegnere?”. E cos’è il meccanismo? È solo un’espressione della volontà dell’ingegnere, un ingegnere che, per sua convenienza, ha creato il meccanismo. Ma poiché non vediamo davanti a noi l’ingegnere, vediamo soltanto il meccanismo, e allora coinvolgiamo noi stessi nelle leggi del funzionamento di quel meccanismo e dimentichiamo l’ingegnere con il comando del quale l’intero meccanismo va avanti. Come Rumi, il grande ispiratore e filosofo, ha detto nel suo Masnavi che la terra, l’acqua, il fuoco, l’aria, ci sembrano cose, oggetti, ma davanti al Dio sono esseri viventi. Sono servi obbedienti di Dio, e obbediscono alla volontà divina.
Noi ereditiamo una parte di questa volontà come nostra eredità divina; ed è la nostra consapevolezza di ciò che la rende più grande. Se non ne fossimo consapevoli, diventerebbe più piccola. È l’atteggiamento ottimista verso la vita che sviluppa volontà. Un atteggiamento pessimista la riduce, la priva del suo grande potere. Quindi, se c’è qualcosa che ostacola il nostro progresso nella vita, è il nostro sé. Ma è stato dimostrato mille volte e più, che non c’è nessuno al mondo che possa essere il nostro peggior nemico che noi stessi, perché in ogni fallimento vediamo noi stessi nella nostra luce.
La terra tiene in sé il seme, e il risultato è che una pianta spunta dalla terra e dà frutto. E così è il cuore che tiene in sé il seme del pensiero. Anche lì spunta una pianta e porta il frutto del compimento. Ma non è solo il pensiero, ma il potere di mantenere il pensiero che è di grandissima importanza. Quindi il fattore del cuore, il fattore che mantiene il pensiero, è di grandissima importanza per la realizzazione dello scopo della vita. Spesso una persona dice: “Faccio del mio meglio, ma non riesco a concentrare la mia mente, non riesco fermare la mia mente”. È vero, ma non è vero che cerca di fare del suo meglio; il meglio non finisce lì. Il meglio porta veramente lo scopo alla sua realizzazione.
La mente è proprio come un cavallo recalcitrante: portate un cavallo selvaggio e attaccatelo a un carro. Per lui è un’esperienza così spaventosa che scalcerà, salterà, correrà, e cercherà di distruggere il carro. E così per la mente è un peso da portare quando fate in modo che la mente prenda un pensiero e trattenga quel pensiero per un momento. È allora che la mente diventa recalcitrante, perché non è abituata alla disciplina. Sì, la mente da sola tratterrà un pensiero. Un pensiero di delusione, o un dolore, una sofferenza, una pena, una tristezza o un fallimento, la mente li tratterrà così saldamente che non riuscite a togliere dalla presa della mente quello che trattiene da sola. Ma quando chiedete alla mente di trattenere quel pensiero particolare, la mente non lo farà. Dice: “Non sono il tuo servo, signore”. Quando la mente è disciplinata con la concentrazione, col potere della volontà, allora la mente diventa il vostro servo. E quando la mente è diventata il vostro servo, allora cosa desiderate di più? Allora il vostro mondo è vostro.
Siete il re del vostro regno, quando la mente vi ascolta. “Sì, naturalmente”, si potrebbe dire: “Perché non dovremmo lasciare libera anche la mente come siamo liberi noi?”. Ma noi e la mente non siamo due cose. È come dire: “Lasciate che il cavallo sia libero, e anche che il cavaliere sia libero”. Ma il cavallo andrà verso nord e il cavaliere andrà verso sud. Ma allora cosa siamo noi? Non siamo nulla.
La disciplina ha un ruolo nella vita umana. E l’auto-disciplina, per quanto difficile e tirannica verso noi stessi possa sembrare all’inizio, tuttavia è quella che alla fine rende l’anima padrona di sé. I grandi saggi e gli adepti non conducevano inutilmente una vita ascetica. C’era uno scopo in questo. Non è qualcosa che si deve seguire, ma qualcosa che si deve comprendere: che uso ne hanno fatto, cosa hanno realizzato con essa. Era l’auto-disciplina. Era lo sviluppo della forza di volontà, e tutta la mancanza che troviamo nella vita è la mancanza di volontà. E tutta la benedizione che riceviamo, viene dal potere della volontà.
(II parte)