Pirani Ameena Begum

Albuquerque, 5 maggio 1892 – Parigi, 1 maggio 1949

Pirani Ameena Begum nasce l’8 maggio 1892 col nome di Ora Ray Baker ad Albuquerque, nel New Mexico negli Stati Uniti, da un’agiata famiglia in cui visse una vita spensierata e piena d’amore. Suo zio era un noto giudice di Chicago e la cugina Mary Baker Eddy fu la fondatrice della Christian Science Church negli Stati Uniti.

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La vita

Alla morte dell’adorato padre fu affidata al suo fratellastro e tutore Pierre Bernard, che nel 1911, sulla scia dei suoi interessi legati allo Yoga, di cui fu uno dei primissimi promotori e diffusori, invitò a New York per tenere un concerto il giovane musicista indiano Hazrat Inayat Khan appena giunto negli Stati Uniti. Qui la giovane Ora Ray lo incontrò la prima volta, e come lei stessa racconta, riconobbe in lui immediatamente l’uomo che in sogno le era apparso poco prima. Il fratello incaricò il musicista e mistico di insegnare musica indiana alla sorella. L’amore tra Ora Ray e Inayat Khan divenne subito così forte che decisero di sposarsi ma Pierre Bernard, inaspettatamente e molto duramente, adducendo per altro motivazioni razziali inaspettate, proibì il matrimonio.
Inayat Khan salpò per Londra, non voleva in alcun modo creare difficoltà all’amata. Ma la sua “Sharda” trovò il suo indirizzo di casa indiano tra le carte di Bernard e in tal modo riuscì a creare un contatto epistolare che la portò a comunicare la sua decisione di raggiungerlo di nascosto in Inghilterra da sola. Si sposarono nel 1913 a Londra e da quel momento prese il nome di “Ameena Begum”. Dopo aver vissuto a Londra e poi a Parigi, si recarono a Mosca, dove diede alla luce la sua primogenita Noor-un-nisa il 1° gennaio 1914. La nuova famiglia tornò a Parigi a luglio. La Prima guerra mondiale iniziò ad agosto e dunque dovettero di nuovo partire per l’Inghilterra dove rimasero in grande povertà per tutta la durata del conflitto.

Hazrat Inayat Khan inizio da subito la sua attività di diffusore e Maestro del Messaggio Sufi di cui fu il fondatore e che portò instancabilmente in tutto il mondo per anni in conferenze che ebbero un grandissimo seguito. Di lei che gli visse accanto con amore e dedizione discreti Hazrat Inayat Khan scrisse: “Poi Amina Begum è diventata la madre dei miei quattro figli: Noorunnisa o Babuli, nata venerdì 20 dicembre 1913, (data russa), data inglese: 1 gennaio 1914; Vilayat o Bhaijan, nato lunedì 19 giugno 1916; Hidayat o Bhaiyajan, nato lunedì 6 agosto 1917 e Khairunnisa o Mamuli, nata martedì 3 giugno 1919. Nonostante la grande differenza di razza, nazionalità e costume, si è rivelata un’amica nella gioia e nel dolore, dimostrando l’idea, in cui ho sempre creduto, che le differenze esteriori non contano quando lo spirito è in sintonia.
Le prove che la mia vita era destinata a superare non erano di carattere usuale, e per lei non furono una piccola prova. Una vita come la mia, interamente dedita alla Causa, e sempre più coinvolta nelle attività sempre crescenti del Movimento Sufi, mi ha naturalmente tenuto lontano dal pensiero e dall’attenzione che erano dovuti alla mia casa e alla mia famiglia. La maggior parte del tempo della mia vita sono stato obbligato a trascorrerlo fuori casa e, quando ero a casa, ero sempre oberato di attività, e naturalmente toccava a lei accogliere sempre gli ospiti con un sorriso in ogni circostanza. Se non fossi stato aiutato da lei, la mia vita, caricati di una pesante responsabilità, non mi avrebbe mai concesso di dedicarmi interamente all'Ordine come ho fatto. È con questo sacrificio continuo che ha mostrato la sua devozione alla Causa.
Vissero per alcuni anni serenamente, attorniati dai discepoli del maestro Sufi nella casa a Suresnes in Francia donata loro da una discepola, Fazal Mai, fino alla prematura improvvisa morte in India di Hazrat Inayat Khan nel 1927. Gli anni a seguire furono anni di immenso dolore e disperazione per la Begum, ma anche anni in cui ci ha donato una raccolta di 101 poesie “Un rosario di centouno grani”. Alcune poesie purtroppo sono andate perdute durante la Seconda guerra mondiale, ma 54 sono state conservate. La II guerra Mondiale la costrinse alla fuga in Inghilterra coi figli e a vivere un altro immenso dolore: la morte a Dachau della amata Noor-un-nisa sua forza e riferimento negli anni della sua depressione. Poco dopo la comunicazione ufficiale della morte della figlia, che si era arruolata volontaria nel Soe spinta dagli ideali umanitari e di fratellanza in cui era cresciuta, Ameena morì il 2 Maggio 1949, a soli 56 anni.
È possibile ora leggere anche in traduzione italiana le sue toccanti poesie raccolte nel volume “Ricordi della mia amata famiglia” di Hidayat Inayat Khan, edito da Amazon.